Parrocchia Mosso Santa Maria

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A proposito dei poveri

Il parroco scrive

A  proposito  dei  poveri

Premessa :

E’ sempre molto facile per noi preti  (dico preti e non sacerdoti) usare la Sacra Scrittura per giustificare o comunque rafforzare i nostri progetti, le nostre "intuizioni", le nostre interpretazioni e con questa abile facilità  si continua  a consegnare alla  gente un messaggio che non corrisponde esattamente alla Verità.  Pertanto mi sembra opportuno prima di continuamente lanciare messaggi fermarci a capire se veramente quello che si sta dicendo è davvero corrispondente alla Verità che gli stessi testi della Scrittura intendono comunicare.
Alla luce di questa premessa è necessario comprendere anche quanto corrisponda a Verità questa estenuante insistenza sui "poveri", sulla povertà, con tutto quello che ne consegue.


L’annuncio di Gesù,
risposta alla povertà dell’uomo.

E’ chiaro che quello che la gente continua a sentire uscire dalla bocca dei pastori è che Gesù è venuto per i poveri…si arriva anche a dire che la Chiesa deve essere

la Chiesa dei poveri…..adesso si è addolcita la cosa dicendo: "una comunità che abita"…..l’attenzione ai poveri è prova della nostra fede ecc….. Possibile che a nessuno venga in mente di chiedersi se questa interpretazione è veramente evangelica o se ancora una volta è una libera interpretazione con cui si vuole giustificare qualcosa di nostro?
E’ interessante fare una visita nel passato e esattamente alla sinagoga di Nazareth : quel giorno c’era Gesù che "insegnava" (non che parlava)…e che cosa insegnava?
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».    (Lc.4,16-21)
Che cosa strana!
Ai poveri annuncia un lieto messaggio, perché Dio vuole questo: portare un lieto messaggio ai poveri.      Credo che sia chiaro che qui c’è una concezione di povero che non corrisponde troppo a quello che intendiamo noi. Sì perché poi Gesù nella sua vita tra gli uomini ha fatto solo questo: Insegnava e predicava….accompagnando la parola  con guarigioni e liberazioni ma…dal demonio!
E’ davvero una cosa strana ! Gesù che non dice mai ai suoi discepoli dobbiamo fare le scorte per aiutare i poveri…Gesù che non dice mai prima ci sono i poveri… Ci aveva provato Giuda :
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».  (Gv. 12,1-8)
Ma allora come si spiega la nostra insistenza?   
E’ davvero evangelica o ha la sua radice nello spirito di Giuda?
Insomma Gesù che cosa pensa del povero? Chi è il vero povero per Gesù?
Perché proprio non sembra che Gesù concordi con la visione di "povero" sottolineata da Giuda.
Gesù infatti nella sua risposta  richiama Giuda a capire bene chi sono i poveri e ancora sembra dover dire di che cosa i poveri hanno veramente bisogno: di Lui!
Giuda non era uno della folla…era uno dei "suoi"….uno che sarebbe dovuto appartenere al gruppo degli Apostoli…uno che avrebbe dovuto insegnare la Verità….ma ancora non aveva capito.
Il povero per Gesù è un altro….è quello che appartiene alla folla che è "dispersa, come pecore senza pastore"…la povertà che colpisce Gesù è quella di chi non è condotto alla verità…di chi non trova nessuno che  gli dia la garanzia dell’essere con Dio:
Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;  chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
………………………………………………………..
Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta.  nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.  adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.  è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.
Il Padre infatti cerca tali adoratori.  è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
 rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».  disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».  (Gv. 4,10-15 e 19-26)
Sempre più strano questo  Gesù…..ha visto una donna "povera" e le ha dato quello di cui necessitava: la sua conoscenza, quella che garantisce la presenza di Dio. Coerente Gesù alla sua missione: Il lieto annuncio ai poveri!
Giustamente Giuda non poteva capire perché il suo animo era soggiogato dalla potenza del denaro e perciò la povertà per lui era solo sovvenire alle necessità umane e materiali…un apostolo cieco, come del resto erano ciechi i Farisei e gli Scribi e i Sommi Sacerdoti……."guide cieche!"….e altri!
Basta tradire l’Annuncio del Vangelo presentando un Gesù che è attento sempre ai poveri, senza avere il coraggio di dire di quale povertà si parla…senza avere la forza di dire che la povertà di cui Dio è veramente preoccupato è che gli uomini sono incapaci di avere la sua conoscenza e quindi di godere della sua presenza.
Affascinante certamente la citazione di Esodo, usata oggi dai pastori, con la quale si dimostra  come Dio ha ascoltato li grido del suo popolo ed è sceso a liberarlo….di nuovo i poveri, gli oppressi! (Es.3,7-8.10)  Ma ci si ferma qui, perché chiaramente ancora una volta interessa questo passaggio per sostenere una nostra tesi… Ma andiamo un po’ più avanti in questa storia di intervento di liberazione di  Dio verso i "poveri" …e che cosa vediamo? Vediamo che il popolo "mormora contro Dio e contro Mosè, perché manca il pane, perché manca l’acqua, perché manca la carne" . Che significa?
Eh sì , diremmo anche noi, pensiamo a quella gente nel deserto…poveretti!...fuggiti da una situazione che li teneva schiavi e adesso si trovano a dover morire di sete e di fame!


E siamo pronti a giustificare la mormorazione!
Oggi sarebbero i "poveri".
Peccato che Dio ancora una volta non pensa così …..Dio sta curando quel popolo proprio per cancellare in lui la povertà…ma quale? Quella di non poter godere la certezza della Sua Presenza…li ha liberati per questo, perché vuole far sentire loro tutta la ricchezza della sua presenza, quella presenza che non fa mancare nulla…. Ma loro (come Giuda poi) non capiscono, perciò decidono di costruirsi un dio che ,come gli dei Egiziani, potesse dare loro garanzia di sopravvivenza: carne, verdura frutta….come in Egitto, perché "il  nostro Dio ci ha condotti qui per farci morire".
Perciò costruiscono il Vitello d’oro….ma chi lo costruisce ? Aronne, il sacerdote.
Certo, non poteva che essere così:  il sacerdote! Sì, il sacerdote che ha potere di passarti per verità anche ciò che non lo è, ma riesce molto a mistificarla a tal punto che il popolo si convince…allora ecco l’orgia, quella che fa dimenticare al popolo che la vera povertà è la perdita della Verità dell’Unico Dio. Aronne impoverisce il popolo, perché non ha più il coraggio di sospingere quella gente all’Unico e vero Dio….anche se avranno pane e acqua e carne!

Ma come mai questa insistenza sulla povertà intesa come situazione di non conoscenza della Verità?
Come mai Gesù riprende questo messaggio che doveva scaturire già dalla storia di Israele ?
Come si fa a sostenere che la povertà si sana solo con la conoscenza dell’Unico e Vero Dio?
Come si può credere che la Verità è la vera soluzione alla povertà?
Come si potrà avere allora la possibilità di sfamare di ospitare ecc…..

Il lieto  annuncio di Gesù allora si apre e ci dà la risposta in una pagina mirabile del Vangelo di Matteo e di Luca:
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.  io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.  se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?  affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?  tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. (Mt.6,25 -33).

Non è certamente l’inno all’oziosità, perché tanto c’è chi ci pensa….ma è la concretezza con cui Gesù aiuta i poveri….li mette in condizione di portarli a stabilire con Dio quel rapporto di comunione che assicura loro tutto ciò che è necessario al vivere terreno. Quale è allora la risposta di Gesù ai veri poveri? Vi porto a stabilire un rapporto di perfetta comunione col Padre, da cui proviene ogni cosa….ma il problema è essere sicuri di Dio. Certo che Aronne ha destabilizzato il popolo, perché lo ha deviato dalla certezza dell’Unico Dio…..da cui invece dipende tutto. Per tale ragione Dio manda la manna, l’acqua dalla roccia, le quaglie….non certamente perché doveva dar da mangiare agli affamati, ma perché capissero che solo nella fiducia in Lui c’è la certezza che non mancherà mai niente di ciò che serve al vivere terreno.
Gesù riprenderà questo stile del Padre suo, quando farà la moltiplicazione dei pani e dei pesci :

Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. mangiarono e furono saziati.
Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn. (Mt. 15,32-39)
Un altro incredibile testo….che di solito definiamo solo come miracolo e ci sfugge invece il vero messaggio; non è un racconto di miracolo , ma è di nuovo un insegnamento di Gesù, che va nella direzione del messaggio di Esodo.
A chi Gesù dà quel pane e quei pesci ?   Un altro testo che all’apparenza sembra andar bene per sostenere le attuali prospettive dei "nostri" poveri….ma in effetti quel testo è impegnativo, perché voleva dire ancora questa verità : quella gente che può mangiare quei pani e quei pesci,  non è lì a chiedere l’elemosina è lì per ascoltare l’insegnamento di Gesù, è lì perché aveva appena detto che Gesù insegna con autorità, cioè hanno capito che lì c’è Dio….e appunto i Vangeli ci fanno capire che si dimenticavano anche di mangiare.
Allora il segno di Gesù è chiaro: quando arrivi a Dio non ti mancherà nulla…con quei sette pani e pochi pesci sfama più di quattromila persone!
Il lieto annuncio è ancora una volta proclamato in modo concreto: è arrivando alla conoscenza di Dio che non ti mancherà nulla per il tuo vivere! Con quanta superficialità vengono trattati i testi del  Vangelo…..ma del resto era già da mettersi in conto, perché proprio s.Paolo lo aveva indicato questo tempo al suo discepolo Timoteo:
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.  però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. (2Tim.1-5)
E non solo ma anche tratterà lo stesso tema nella sua lettera ai Galati e ai Corinti, con ampi accenni anche nella lettera ai Romani. Forse non abbiamo più capito che il primo annuncio non è mettere in luce il "povero" come intendiamo noi, ma è riavvicinare la gente a Gesù, il Cristo da cui proviene la vera pienezza, l’acqua che disseta, il cibo che sazia….ma…spesso ridotto a misticismo…ridotto a fantasia…l’importante è essere attenti ai "poveri"! Che squallore per i veri cristiani, sì perché così sono davvero impoveriti.
Dove è la Parola che riconsegna certezza al cuore della gente? Dove è la Parola che riconsegna lo Spirito santo come ci insegna Paolo nella sua lettera ai Efesini?

lui anche voi,  dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello
Spirito Santo  che era stato promesso….   (Ef. 1,3)

Forse è questa la sana dottrina….e le altre sono proprio le "favole sacre" che illudono la gente, perché è vero che certi atti danno soddisfazione e mettono il cuore "in pace", ma perché alla fine vanno a soddisfare quegli elementi che in noi sono legati al nostro mondo istintivo, emotivo, sentimentale; ma che c’entra tutto questo con la severa Parola di Paolo con la quale ci sprona a capire sempre più che la vera povertà dell’uomo sta nel fatto che non gode della presenza dello Spirito Santo, quindi non gode della presenza di Gesù e perciò non può sentire la pienezza della ricchezza di Dio.
Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, é i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo,  quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.  (Col. 2,1-2)
Vero è che gli Apostoli parlano anche della povertà intesa come condizione "sociale",
ma è necessario anche qui capire dove è collocato questo insegnamento circa il rapporto con la povertà.

Allora proviamo anche qui a capire:  gli apostoli hanno davanti a loro una realtà ben precisa: la Comunità Cristiana che è nata dall’annuncio del Vangelo; una comunità che ha alcune precise caratteristiche:
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;  aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. (At. 2,42-47).
Proviamo a capire:
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli. Si ripete quello che la folla faceva con Gesù: lo cercava per il suo insegnamento…ma di cosa parlava Gesù per attirare così tanto le folle? ……ma gli apostoli di che cosa parlavano per essere così incisivi nel loro insegnamento? Non ci pare che gli Apostoli volessero intrattenere la gente con il tema dei poveri o simili …sembrerebbe proprio di no:


Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. (At. 4,33)

Godevano di simpatia…che non significa la solita simpatia emozionale come è regola al nostro tempo, ma è intesa nel suo significato originario, cioè godevano fiducia e la gente si fidava di loro e per questo credevano nel loro insegnamento, circa la conoscenza e l’esperienza di Dio.
La sconvolgente notizia è che mentre avveniva questo nella Comunità gli effetti erano "incredibili":

Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;  aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

. (At. 2,44-45 ).

Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. (At. 4,34-35 )


Non c’erano poveri intesi proprio nel senso sociale….ma il tutto non è scaturito da una campagna di sensibilizzazione dei poveri, ma è diventata la normalità di chi vive la certezza della presenza di Gesù Risorto, proclamato e consegnato dalla Parola degli apostoli.
Continua davvero la stranezza….una realtà che sconvolge, perché è guidata dalla Verità!
L’annuncio di Gesù porta gli uomini ad essere un cuor solo e un’anima sola, certamente perché tutti vivono in riferimento all’Unico Spirito, a Gesù, quindi all’Unico Dio.
Ma solo da qui scaturisce quella situazione che appunto ci viene consegnata da questa testimonianza di Luca: non c’era alcun bisognoso….non c’erano i poveri!
Che dire ?  E’ esattamente la caratteristica dei veri cristiani: è quello che i cristiani devono dire al mondo: in Cristo Gesù è possibile stabilire uno stato sociale che elimini lo stato di "bisogno" che genera la cosiddetta povertà, intesa come la intendiamo noi, cioè uno stato sociale.
Ancora una volta lo stato di  "bisognoso" e quindi della cosiddetta povertà…ovviamente per noi cristiani…non va superato e quindi risolto col cercare di provvedere alle cose necessarie per ridare uno stato più dignitoso. Il messaggio della Scrittura è chiaro, certamente per noi che crediamo ancora di essere cristiani, lo stato di bisogno, rapportato alle cose materiali, si potrà eliminare solo se si ritorna alla Parola che dà lo Spirito a chi l’accoglie, perché è nello Spirito che sarà ancora possibile diventare un cuor solo e un’anima sola e conseguentemente entrare ancora nella visione della condivisione di tutti i beni. Così sparisce lo stato "del povero".
Ma è evidente che tale risultato è possibile solo se c’è l’accoglimento dell’Unico Spirito.
I Cristiani prima di essere gratificati perché fanno qualcosa per i poveri…devono farsi davvero una domanda profonda: "ma io aderisco davvero al Vangelo di Gesù in tutta la mia vita? Voglio vivere come chiede Gesù?
Perché in me c’è la sicurezza che solo in Gesù ho la certezza di essere  con Dio".  Oggi infatti è più facile gridare l’impegno verso i poveri, perché questo non desta contrasto anzi, fa crescere l’ammirazione….ma è molto più difficile oggi affermare che la fede cristiana è l’Unica che dà la certezza di essere con Dio, perché la fede cristiana è l’accoglimento di Gesù, Via Verità, Vita…secondo appunto la testimonianza degli Apostoli guide sicure della Chiesa, quella che è davvero il Corpo di Cristo. E questo annuncio è la vera risposta a tutti gli squilibri anche sociali, pertanto è ovvio che i pastori devono preoccuparsi di dare alla nostra cultura questa certezza che caratterizza il  miracolo della comunità cristiana, così come era la Comunità descrittaci da Luca negli atti degli Apostoli.
Certamente che anche nella Comunità Cristiana descritta da Atti ci sono stati momenti di difficoltà nel vivere appieno in questo modo, ci sono stati anche momenti in cui addirittura si sono creati dei bisognosi…
In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. (At.6,1)
Che cosa fanno gli Apostoli di fronte a queste situazioni di "bisogno" che nascono là dove non ci dovrebbe essere lo stato di "bisogno", secondo la coerenza all’essere nella comunità cristiana? Noi diremmo che gli Apostoli avranno incominciato a sensibilizzare la gente, per far capire l’importanza di essere attenti ai poveri (in quel caso le vedove, che effettivamente erano considerate povere)….proprio no; gli Apostoli stupiscono:
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola».

Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.   Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. (At.6,2-7 )
Ancora una volta la decisione degli Apostoli diventa "magistero": il nostro compito, affermano,  è quello di non trascurare la Parola di Dio per essere attenti ai "poveri"….proprio perché se è nata la situazione in cui ci sono i "bisognosi" è perché ci si è allontanati dalla purezza della fede in Gesù, si è persa la sua Parola e perciò non si è più animati dal Suo Spirito. Certo la Comunità cristiana non si regge sull’attenzione ai poveri, bensì sulla Parola di Dio, quella che:
……….è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.  v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. ( Eb. 4,12-13 ).
A  conferma di questo stile "Apostolico" che dovrebbe costituire il tesoro della Chiesa Cattolica, fondata sul fondamento degli Apostoli, affidato ai pastori è ancora il testo di Atti :

Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi».  egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa.
Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!». E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.
Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio  riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto. ( At. 3,1-10 )

Altra "stranezza"…..non danno l’elemosina, ma perché? Non  l ‘avevano ? Che dire ?
Incredibile ancora una volta! Quello era un povero!
Sembra però che Pietro veda la vera povertà!
La risposta Apostolica infatti è quella di ridare a quell’uomo la possibilità di non chiedere più l’elemosina, in che modo? Gli Apostoli ci terranno a sostenere che l’opera compiuta in quell’uomo ha come autore solamente Gesù di Nazareth crocifisso e Risorto.
Di nuovo : dove è data la conoscenza e la certezza di Dio non manca più niente!
Forse i pastori devono ancora riprendere la responsabilità di continuare la tradizione apostolica, ma nel senso profondo e veritiero della  parola.
Questo testo non ci vuole semplicemente informare su un miracolo avvenuto, bensì è un testo che vuole mettere in luce il vero compito dei "pastori", quelli che devono continuare la tradizione Apostolica…e il messaggio è chiaro: devono far sentire la presenza viva di Gesù Risorto con la Parola che comunica la reale presenza dello Spirito di Gesù…quello Spirito che opera e compie le opere di Dio in coloro che credono. Interessante la premessa posta :
Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi».….. perché ? che cosa cercava ?
Pietro ha visto in quell’uomo la vera povertà….cercava Dio e nessuno glielo faceva sentire… Vede in quell’uomo la disponibilità ad accogliere la presenza di Dio…..Allora Gesù può agire, ecco:
«Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!».
Ancora non è che i pastori che continuano la tradizione apostolica sono quelli che devono dare prova con miracoli…no! Il messaggio è altro : devono dare alla gente la certezza che nel loro cuore entra lo Spirito di Gesù e, se obbedito, la persona è certa di godere delle opere di Dio.  
E come devono fare i pastori a dare questa certezza? Con la Parola che non scaturisce dalle situazione sociali o politiche o economiche o filosofiche o religiose, bensì dall’Ispirazione dello Spirito Santo che  deve essere la caratteristica dei "veri" pastori della Chiesa. Oh sì, perché anche questa è davvero la prova di essere fondati sul fondamento degli  Apostoli:
Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.  avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri.  quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque  rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. (Gal. 1,11-17 )
Se i pastori non sono così purtroppo hanno in sé il famoso lievito dei Farisei…l’ipocrisia. E l’ ipocrisia significa che i pastori sono solo degli attori….vogliono dare la conoscenza di Dio alla gente senza che davvero loro la conoscono…
Gesù dirà: guide cieche! Per carità guide che vedono tutti i problemi  degli uomini, ma non vedono il mistero di Dio e perciò sono proprio attori, perché recitano Dio senza conoscerlo.
E la conoscenza di Dio per i pastori non viene certamente dagli studi teologici :

Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma da una profonda capacità di essere aperti alla ispirazione che è data sicuramente a chi ha dato tutto se stesso solo per la causa di Gesù:
Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti (Gal.1,1 )

Certo che chi ha la missione di essere annunciatore del Vangelo ( dovrebbero essere i pastori o più popolarmente i preti e tutta la gerarchia) non può essere tale se il suo essere prete è stato solo frutto di una decisione calcolata, mistificata… mirata solo a rispondere a qualcosa da fare per la gente e altre diverse motivazioni per cui si può pensare di essere chiamati a fare il prete e poi di conseguenza la preparazione è sicuramente impostata su parametri che servono a fare del prete uno specialista in qualcosa che riguardi la capacità di stare  con la gente…per fare il prete e poi magari il vescovo è necessario avere una buona cultura, un buono studio, soprattutto una buona conoscenza teologica…deve fare corsi di aggiornamento delle problematiche esistenti altrimenti come può agire bene tra la gente, per avere una buona preparazione diplomatica?

Impressionante quello che avvenne agli Apostoli :

Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù; (At.4,13 ).
Chi si stupisce non è la gente del popolo, ma è il Sinedrio; questa sottolineatura è importante, perché la valutazione che il Sinedrio dà  ha come metro ovviamente la preparazione teologica e dottrinale…..in altre parole il criterio è quello di avere la facoltà di insegnare. Gli apostoli non hanno tutto questo eppure riescono a stupire per l’insegnamento. Un insegnamento che non è certamente la capacità di capire i problemi sociali, ma è la capacità di penetrare il mistero di Dio che si è manifestato in Gesù e obbedendo a Gesù sanno dire di Dio ciò che Scribi e Farisei e Sommi Sacerdoti e il Sinedrio non sanno dire.
Tutti gli Apostoli sono così !
Parliamo ovviamente dell’Annuncio, quello che dà vita!
E’ certo che se parliamo di dottrina, allora è sicuramente necessaria la preparazione teologica, anche le specializzazioni ecc…ma parliamo di "dottrina" che sicuramente non può essere identificata con l’Annuncio, anche se i pastori sono orientati a questo: scambiare l ‘Annuncio con la dottrina. Paolo stesso, uomo preparato teologicamente, preparato anche culturalmente…riesce a dire che la sua preparazione non gli serve alla conoscenza del mistero di Dio, ma a lui serve solo Gesù Cristo  e il resto è per lui ormai "spazzatura":
Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. (Ef. 3,8-9 )
Pertanto è chiaro come gli Apostoli sono concordi nell’affermare che se annunciano la conoscenza di Dio in Verità è solo perché hanno ricevuto l’ispirazione che li ha portati a conoscere e capire il Vangelo di Gesù.
Capirlo proprio come l’unica fonte di Verità, che non è il risultato di nessuna dottrina teologica, ma dell’azione dello Spirito:
O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano?(Gal.3,1-4).

La povertà  e l’Unicità di Dio

Guardando sempre alla luce della Scrittura, emerge continuamente la premura a trasmetterci questa convinzione: lo stato di "bisogno" non ci deve essere là dove c’è la purezza della fede nell’Unico e Vero Dio…Su questa convinzione  si spiegano tutte le raccomandazioni che vengono fatte dai vari testi quali il Deuteronomio, Giudici, Siracide…per poi arrivare anche ai testi del Nuovo testamento quali Giovanni, Giacomo, che ovviamente hanno come da tutta la tradizione apostolica la certezza che l’aderire al Vangelo di Gesù e animati dall’Unico suo Spirito, nella comunità non c’è la presenza del "bisognoso".
L’insistenza  di questi testi, che sì ci parlano del "povero", del "bisognoso", non è orientata a "sensibilizzare" sulla condizione del povero,  ma mira a partire da questa considerazione della presenza del povero e del bisognoso, per arrivare a capire che c’è urgenza di ritornare all’Unico Dio, all’Unico Spirito. Ma tutto questo è circoscritto nell’ambito del popolo che ha la stessa "fede", nell’Unico Dio, proprio perché la presenza di povertà e bisogno sono elementi che contrastano con la professione dell’Unica Fede.
Del resto il "compimento" di questa verità lo troviamo appunto nella testimonianza della Prima Comunità di Gerusalemme, quella che era "un cuor solo ed un’anima sola"….dove non c’erano bisognosi, perché tutti vivevano nella luce del Vangelo di Gesù.
E qui si apre un altro orizzonte: L’Unicità di Dio.
Non risulta da nessun testo della Scrittura e tanto meno dalla tradizione Apostolica che quando si parla dell’Unicità di Dio si deve pensare ad una divinità che è uguale per tutti ma che ciascuno può interpretare come vuole.
Perciò  parlare dell’Unicità di Dio presuppone che si debba parlare non semplicemente dell’esistenza di un solo Dio, uguale per tutti, e va bene, ma si deve parlare della sicura identificazione di questo Unico Dio. Israele non deve sostenere semplicemente l’esistenza di un unico dio, ma deve sostenere che l’Unico Dio è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Mosè……Israele è chiamato da Dio per questo, perché sia testimonianza dell’Identità dell’Unico Vero Dio.
Ricordiamo la vicenda-testimonianza di Elia. (1Re 18,20-40).
Il compimento della missione di Israele è affidata ai Cristiani.
Anch’essi non sono chiamati ad essere quelli che parlano di Dio, ma devono essere quelli che con certezza danno al mondo la vera identità di Dio, perché essi hanno la certezza data da Gesù.
E’ chiaro che tale certezza deve essere insegnata e predicata da coloro che hanno la missione di continuare la tradizione degli Apostoli che è semplicemente l’Annuncio del Vangelo, quello vero, quello che è dato dallo Spirito santo e verificato appunto sulla Scrittura che testimonia l’origine dell’Annuncio.
A fronte di queste considerazioni, appare con evidenza che la  caratteristica della fede cristiana è una incredibile (si intende non conforme al modo di pensare degli uomini) affermazione che dalla fede in Gesù scaturisce il principio di una nuova umanità, quindi solo sulla base della fede in Gesù, Cristo, Figlio di Dio morto e risorto, presente in mezzo a noi nella forza del suo Vangelo, è possibile ridare ai popoli una certezza : finirà il tempo della "povertà" e del "bisogno" intese proprio dal punto di vista sociale, perché lo spirito di Gesù, e solo Lui, formerà gli uomini a quella giustizia che permette di essere un cuor solo e un’anima sola.
Il cristianesimo perciò sin dalle sue origini aveva già dato all’umanità un messaggio forte e decisamente innovativo:  solo nella fede in Gesù è possibile costruire un tessuto sociale che elimini qualsiasi differenza sociale, ma che alimenti la volontà e la responsabilità di costruire insieme quella città che è sì terrena, ma che diventa  il segno della presenza di Dio tra gli uomini. Quella città in cui :

Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;  aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

. (At. 2,44-45 ).

Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. (At. 4,34-35 )
Oggi i pastori della Chiesa sono di nuovo chiamati a ridare la giusta identità al popolo cristiano che non consiste nel cercare a tutti i costi le soluzioni ai diversi problemi sociali, perché è fatica inutile….i pastori dovranno ritornare ad avere quella freschezza capace di dare alla gente la certezza di Gesù nel quale è possibile riordinare la nostra città, il nostro paese.
Utopia?
Illusione?
Misticismo?
Spiritualismo?

O no! È solo la Verità, quella che è consegnata ai Cristiani, perché ne facciano partecipi tutti i popoli della terra! Ma oggi la Chiesa è precipitata in quella voragine che è ben descritta dal libro dell’Apocalisse ed è definita con una parola "tiepidezza", quella che espone la Chiesa a non essere più: "né calda, né fredda….perciò sto per vomitarti" (Ap.3,15-16).
Una Gerarchia che sta portando la Chiesa a questa tiepidezza….infatti l’ Apocalisse nel suo riferirsi alle diverse Chiese, si rivolge "all’Angelo della Chiesa" (Ap.2,1.8.12.18 ; 3,1.7.14). Chi è l’Angelo della Chiesa? Sono i pastori; oggi, appunto diremmo è la gerarchia della Chiesa. Ma in che senso la tiepidezza? Nel senso che i pastori non hanno più il coraggio e la forza di affermare che solo in Gesù è possibile la costruzione di un popolo che sia davvero capace di essere un cuor solo e un’anima sola senza più povertà, bisognosi, ingiustizie. Ma i pastori preferiscono buttarsi sulla soluzione dei problemi sociali proponendo soluzioni che solo all’apparenza hanno il sapore "religioso", ma sono appunto tiepidezza, perché è religiosità non costruita sulla convinzione che l’uomo ha bisogno del Cristo e dare il   Cristo non è dare il pane, il denaro, o quanto si dice….dare il Cristo è dare prima di tutto all’uomo la certezza di essere in Dio. Se non è così ogni soluzione ai problemi sociali sono da catalogarsi in quell’elenco che Qoèlet nella sua  saggezza definisce così: "vanità delle vanità, tutto è vanità….perchè si è smarrita la nozione di eternità". E la nozione di eternità per noi non è la veste religiosa, non è la mistificazione delle soluzioni ai problemi, non è il pensare al dopo la morte, non è una preoccupazione di sovvenire alle necessità…ma è solo dare alla gente la notizia di Gesù, che cambia i cuori e allora si costruirà la nuova città il nuovo popolo. Così ci insegna la tradizione Apostolica; Pietro ci dice :

Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri,  stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. Poiché tutti i mortali sono come l'erba e ogni loro splendore è come fiore d'erba.
L'erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno.

E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato. (1Pt. 1,22-25)   
Importante questo passaggio per far comprendere ai pastori di uscire dalla tiepidezza, dalla paura ad affermare che l’amore al prossimo può essere solo tra coloro che hanno  consegnato la loro vita a Gesù, nel suo Vangelo. La tiepidezza ovviamente porta a capovolgere tale Verità, perché va insegnando  un  amore del prossimo che scaturisce solo da quelle che sono le solite categorie sociali, emozionali, affettive…..la tiepidezza che produce il vomito a Dio stesso, perché n questo modo si pecca di idolatria, perché si attribuisce la capacità di amare anche senza di Lui. Ma solo Dio è amore e quel Dio amore lo si può solo conoscere e incontrare in Gesù, il Cristo. Povera Chiesa…a causa dei pastori non è più in grado di sperimentare la bellezza del vero amore! I veri pastori invece sono quelli che con insistenza  sono fedeli alla tradizione degli Apostoli, la quale non cessa di proclamare quel Gesù Unica certezza di comunione con Dio e quindi di godimento dell’amore vero che si irradia  poi tra i credenti. Ancora Pietro è di esempio ai pastori nel suo insegnamento:
Stringendovi a lui,Gesù,  pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.  Si legge infatti nella Scrittura:  Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa  e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete;  ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati.  voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce;  che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio;
voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. . (1Pt. 2 4-10).

La Chiesa della tiepidezza !

Ma in che senso Dio la vomita dalla sua bocca?
L’atto del vomitare attribuito a Dio in questo passaggio ha un significato forte, per dire come  sia davvero impossibile pensare di agire secondo il volere di Dio o raggiungere la certezza di Dio senza passare attraverso Gesù :
Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. (Ap. 3,20).
In che modo Gesù può bussare ancora alla porta della Chiesa? Meglio ancora alla porta dei cuori? Ci viene ancora incontro s.Paolo a darci la risposta:
Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!   Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. (Rom.10,14-17).
E’ con la sua Parola che ancora bussa al cuore degli uomini, ma ovviamente se i pastori non fanno più risentire la Parola, come potrà entrare nei cuori e come potrà ancora entrare nelle nostre città? Come ancora potrà dirsi Chiesa se non è più guidata dalla sua Parola? E’ un’illusione quella di avere la presunzione di sentirsi la  Chiesa e di sentirsi graditi a Dio senza più annunciare e quindi vivere la Parola che rende viva la presenza di Gesù. I pastori della Chiesa dunque devono essere preoccupati di dare alla gente la certezza della fede, perché questa  è lo strumento con cui ancora è comunicato lo Spirito, quello Spirito che poi forma quella comunità, quella vera Chiesa, dove si vive la dimensione certa dell’amore.
Se così non è è chiaro che la Chiesa vive la sua tiepidezza, perché si riempie di parole che sono solo garanzie umane, ma che non  danno garanzie di fede., così come ancora ricordiamo il testo di Paolo agli efesini:

Gesù anche voi,  dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza  e avere in esso creduto,
avete ricevuto il suggello dello  Spirito Santo  che era stato promesso….   (Ef. 1,3)

La predicazione non è la sensibilizzazione ai problemi sociali….ma è  lo strumento per avvicinare le persone che sinceramente hanno il desiderio di Dio , a colui che, UNICO, può dare la certezza di essere con Dio: Gesù Cristo morto e risorto.
Se i pastori non fanno questo precipitano la Chiesa nella tiepidezza, anche se diventano trascinatori di massa, riferimenti di politici ed economisti per  il loro interessamento alle diverse situazioni politiche, sociali, economiche…., perché fanno della Chiesa un luogo di "mercato"…un luogo dove si può attingere di tutto tranne che la presenza certa di quel Gesù che è Dio.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». (Gv.2,14-16).
E’ l’applicazione di quel "vomitare dalla bocca" che verrà ripreso poi dal testo dell’Apocalisse.


Gli altri "poveri"

I poveri vengono ancora identificati con il noto "forestiero" biblico ….e anche questa tematica viene regolarmente sostenuta con citazioni appunto della Bibbia per giustificare la tendenza ormai di tutti i pastori alla sensibilizzazione di questo problema sociale.   Ma se i pastori fossero coerenti nelle loro citazioni bibliche e soprattutto nell’insegnamento che ne deriva di conseguenza dovrebbero insegnare che  è necessario distinguere bene quello che deve essere il buon senso…cioè se vedi una persona in necessità e tu puoi aiutarla lo fai  senza tante indicazioni……e senza guardare le sue caratteristiche.
Ma se si vuole dare un insegnamento circa i poveri al di fuori della comunità cristiana, si rende necessario,  se si vuol dare l’orientamento coerente  alla Parola di Dio, ritornare ancora una volta ai testi della Scrittura :
Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. (Es.22,20)
E’ il principio ispiratore !
Ma il tutto deve essere inserito in una chiara raccomandazione: il forestiero non deve far perdere la identità del popolo di Dio:       
Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi».(Es.12,49).
Chiaramente il concetto di forestiero nella Scrittura è riferito a chi non riconosce l’Unico Dio di Israele e perciò  la preoccupazione è quella di non perdere di vista che quell’essere popolo è opera di Dio e chi si avvicina a questo popolo deve imparare a conoscere e a gustare la bellezza delle opere compiute dall’Unico e Vero Dio….
E’ dunque Gesù che allontana tutto ciò che ostacola nella Chiesa ciò che va a indebolire o addirittura a sostituire il suo Vangelo, illudendo gli uomini di essere vicini a Dio.
…….ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. ».(Es.20,10).
Nessuno deve violare la sacralità di come è strutturato questo popolo,(non tanto del tempio o dei luoghi sacri), perché la struttura di questo popolo è opera esclusiva dell’Unico e Vero Dio, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.
Certo questo era nell’antico testamento, ma  a noi la responsabilità di leggerlo alla luce del compimento che è Gesù, anche perché è sì Antico Testamento, ma lo diciamo sempre "Parola di Dio". E come sarà la rilettura di questi testi alla luce del Vangelo? Ci aiuta Luca, l’evangelista  delle aperture, quando ci descrive la Comunità Cristiana negli Atti degli Apostoli:
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?».
Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto»..(At.2 5-13)
I forestieri sono posti davanti all’Annuncio della Risurrezione….e hanno una reazione ben precisa :
All'udir tutto questo
(Pietro che ha annunciato  che Gesù di Nazareth è seduto alla destra di Dio) si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa».

L’effetto dell’accoglimento di quella Parola è la nascita di una nuova realtà che non differenzia più il forestiero, ma non perché è stato aiutato economicamente o perché socialmente è stato valorizzato, ma perché si sono aperti all’accoglienza dell’Unico Signore, quel Gesù che è seduto alla destra di Dio e la prova che davvero Lui è il Risorto, è il Figlio di Dio è che tutti tra loro stranieri, forestieri, diventono una cosa sola :
Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.    
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.  il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.(At.2,37-48).
Ma dove è finita questa convinzione?
Certo che Luca ci ricorda che il flusso dei "forestieri" è un’occasione, come è stata per Pietro, per annunciare la "bella notizia", il Vangelo:

Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. (At. 4,33).


La Chiesa deve ancora credere che la Parola che fa di molti una cosa sola, che elimina ogni ingiustizia e dà origine ad un tessuto di città dove non c’è più ombra di povertà, dove non c’è più "il forestiero" : è GESU’ morto e risorto.
Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?  E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? (At. 2,7-8 ).
Non è che gli Apostoli parlassero le molte lingue di quei popoli, ma Luca vuole proprio dirci questo: E’ Gesù, e solo Lui che fa cessare l’essere forestiero, ma fa dei diversi una cosa sola.
E l’annuncio di Gesù  non avviene con le cosiddette (che poi non lo sono) opere di carità, ma gli Apostoli ce lo insegnano dicendoci che ciò che fa di diversi una cosa sola è  l’accoglimento di Gesù come Unica e  Assoluta Via a Dio…Lui è infatti Figlio di Dio.
I  Pastori, con buona pace delle ormai invalse abitudini contrarie, devono ritornare qui! proprio perché devono rispetto al forestiero, in quanto, essendo comunque creatura di Dio, ha bisogno della certezza di Dio per poter diventare davvero figlio di Dio. I Pastori lo devono sapere che non si diventa Figli di Dio senza Gesù…perché continuare a ingannare la gente dicendo quell’espressione  superficiale e falsa: "tanto siamo tutti figli di Dio"?  Ma come può la Chiesa essere ancora quella comunità dataci da Luca?
E’ necessario  che i pastori ritornino alla genuità della loro missione, quella che è veramente la "tradizione apostolica"….E’ necessario che i pastori non siano più ambigui nel presentare quel Gesù che ormai nella Chiesa deve lasciare il posto ai poveri e simili! E non devono continuare a dire sciocchezze nell’interpretare le stupende pagine del Vangelo dicendo che bisogna vedere Gesù nel povero….perchè non è proprio così; è vero che Matteo ci riconsegna quel testo che è appunto l’ispiratore di questa falsa interpretazione :
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». (Mt. 25, 31-46).

Si guardi bene questo testo , perché non è scritto con l’intento con cui i pastori oggi lo interpretano, perché forse sfugge loro una sottolineatura: a uno di questi miei fratelli più piccoli. Non è un generico essere attenti ai poveri, ma  ai fratelli più piccoli di Gesù. Ma chi sono i fratelli di Gesù? Non sono "generici", ma Gesù li aveva già identificati:
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; é chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».(Mt. 12,46-50).

Sembra proprio un po’ differente da come vanno predicando oggi i pastori circa la fratellanza!

Si capisce perché allora la Chiesa non è più la vera risposta all’uomo, perché i pastori continuano a falsare le parole usate da Gesù….non parliamo poi dell’amore!
Pastori che continuano a parlare dell’amore, scomodando le parole di Gesù che è venuto a insegnarci che dobbiamo amarci gli uni gli altri…ma perché questi pastori non sono onesti nel presentare tutta la Parola di Gesù?  E’ vero che Gesù ha detto che dobbiamo amarci gli uni gli altri, ma andiamo bene a capire a chi stava parlando e diceva questa cosa e soprattutto a quali condizioni doveva essere questo amore…proviamo a capirlo? Ecco:
Prima di tutto dobbiamo vedere il contesto in cui sono state dette queste parole:
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.  cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, ù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,  alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.  versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».  Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». (Gv.13,1-11)

Sono i suoi discepoli, quelli che lo hanno seguito in tutto.
Poi la lavanda dei piedi…..non a chiunque della folla Gesù lava i piedi, ma ai suoi discepoli! Non è un atto teatrale, anche perché è fatto in luogo appartato lontano dalla folla. E’ un atto simbolico con cui Gesù afferma una Verità, che purtroppo oggi non piace più. La Verità è che Gesù si pone come servo…e qui! Che strazio! Perché anche da qui la solita interpretazione viziata per dire che bisogna servire i poveri ecc…… sempre però quelli dichiarati così dallo stato sociale, dal modo di ragionare degli uomini.Ma allora in che cosa è servo Gesù, qaule è la Verità che vuole porre ?  Gesù in effetti è servo del padre suo ed è venuto a servire gli uomini nel senso che è Lui che si pone come via sicura per raggiungere la conoscenza del Padre e arrivare così alla comunione con Lui. Ma ovviamente chi dentro di sé non ha il desiderio di conoscere e stare con Dio non può capire il servire di Gesù.
Infatti:
Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.  uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.  Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di', chi è colui a cui si riferisce?».  egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».  allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui.
Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. (Gv.13,21-30).   
Dopo questa peparazione dell’ambiente Gesù introduce l’insegnamento sull’amore; un insegnamento che pone le radici dell’amore:
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.  vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.  voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. (Gv. 15,1-17).
Amatevi gli uni gli altri…ma questo è possibile dopo che tutti si sono "attaccati" alla vite per essere i tralci…l’amore incomincia con lo stare con Gesù; Gesù ama perché a sua volta è radicato nel Padre suo, Dio è amore!

E tra i suoi discepoli l’amore vicendevole ha come riferimento Lui, come Lui ha amato.
Credo che siamo abbastanza lontani dal comune insegnamento che i pastori stanno continuamente divulgando circa la bellezza di questa realtà che è appunto l’amore!
Perché continuiamo a sciuparlo?
Perchè lo svendiamo così banalmente? Per far piacere a chi?
Quante sono vere le parole di Paolo :
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero..
(2Tim. 4,3-4).
Forse è tempo davvero di capire il pericoloso momento della Chiesa, che non sono le solite paure derivate dagli andamenti politici, economici, militari ecc.. ma il pericoloso momento della Chiesa è davvero la perdita del coraggio di vivere integralmente la Verità, chiamandola col proprio nome : CRISTO GESU’ morto e risorto.
E’ davvero un grave pericolo così proprio perché in questo modo anche le attenzioni  esaltanti ai poveri ai bisognosi sono solo parole vuote che sì possono ovviare un problema sociale, ma non sono certamente l’espressione dell’amore, proprio perché mentre si esalta questa situazione si offusca la vera ricchezza; per cui si arriva a dire che la Chiesa deve essere la Chiesa dei poveri…non più di Gesù Cristo secondo la bellissima espressione dell’Apostolo Paolo:
È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,  rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.  affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.  contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,  quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. (Ef.4,11-16)



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