Parrocchia Mosso Santa Maria

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Vita e opere in breve

Fra Giovanni Garbella, Servo di Dio

Vita e opere di Fra Giovanni Garbella
Servo di Dio

         Una grande testimonianza di fede, servizio, povertà, cultura, predicazione, penitenza. Il più delle volte però la storia ufficiale e propagandistica dimentica la vita di questi giganti della Storia dell'Umanità e del Cristianesimo, alla ricerca dei sensazionalismi giornalistici. Eppure di questi "giganti" se ne trovano ovunque, purtroppo nascosti tra le pieghe della mediocrità ufficiale che preferisce oscurarli per non farsi scoprire per quello che è veramente... mediocrità. Particolarmente la Storia della Chiesa è questa Storia: la Chiesa ha insegnato, ha predicato, ha soccorso, ha curato, ha visitato poveri e ammalati. Queste notizie però non fanno storia, soprattutto oggi; così la Storia, quella vera, è necessario recuperarla tra i documenti polverosi, tra le relazioni dimenticate... con tanta e ancora tanta pazienza e umiltà.
           Gli abitanti di Mosso, e non solo, hanno nel Servo di Dio Giovanni Garbella, senza correre chissà dove, un esempio di quella Storia, maestra di vita che solo chi è sinceramente alla ricerca dell'uomo e di Dio, può gustare e... provare, anche solo in parte, ad imitare.
                                                                                                        Il responsabile del sito
                                                                                                            Panzeca Vincenzo



             Nacque nell'Alto Vercellese, a Capomosso, borgata di Mosso  Santa Maria (Biella) sui primi del 1200 dalla famiglia Garbella.
           D'ingegno alacre, studiò a Parigi e a ventitrè anni, ottenuta la  laurea in utroque iure, insegnò in quella celebre università, nonché a  Pavia e a Vercelli. La predicazione del beato domenicano Giordano di Sassonia, lo spinse ad abbandonare il mondo e nel 1229 entrò, nel  convento di S. Domenico in Bologna.
            Nel 1234 fondò il convento di Vercelli, dove insegnò teologia e coprì l'ufficio di priore dal 1245 al 1256, anno in cui fu eletto priore  del convento bolognese. Dal 1257 al 1264 fu capo della provincia di  Lombardia, che comprendeva tutta l'alta Italia ed era costituita da  circa trenta conventi con oltre 600 religiosi.
         Nel 1262 istituì lo studio delle lettere e della filosofia nel convento di S. Eustorgio in Milano, ove fu accolto Niccolò Boccasino, che divenne Benedetto XI.

 

Tela raffigurante il beato presso l'oratorio di San Rocco

           Il 7 Giugno 1264 nel capitolo generale di Parigi succedeva al beato Umberto de Romans nel governo di tutto l'Ordine Domenicano, carica che avrebbe tenuta per circa venti anni, cioé fino alla morte. Da quel momento manifestò una portentosa attività. Percorse quasi tutta l'Europa per amore del suo Istituto: Parigi, Montpellier, Treviri, Bologna, Viterbo, Firenze, Budapest, Lione, Pisa, Bordeaux, Oxford lo videro presente alle annuali assise dell'Ordine, ove promosse vigorosamente la disciplina regolare con leggi sapienti. Visitò a piedi, sempre appoggiato al suo bastone, tutti i conventi del suo Ordine, specialmente di Francia, d'Italia e d'Ungheria. Questo lavoro indefesso diede i suoi frutti e l'Ordine ne ricevette un grande impulso.
          Innocenzo IV lo inviò commissario dell'inquisizione a Venezia e poi in tutta la Lombardia ove diede prova di senno, di carità, di mitezza, nel reprimere le serpeggianti eresie.
             Urbano IV lo nominò procuratore apostolico della crociata contro gli infedeli; Clemente IV lo ebbe come consigliere e consolatore dell'ultima sua ora a Viterbo nel 1268.  

Tela raffigurante il beato conservata in Canonica


 

          Gregorio X gli affidò il difficile incarico della pacificazione delle repubbliche di Venezia e Genova, nonché dei Guelfi e Ghibellini in Pisa, in Firenze, in Bologna e in Venezia, e in seguito quello di unire in pacifico accordo Ladislao, re d'Ungheria, e Ottocaro, re di Boemia. Intervenne al concilio di Lione nel 1274 e in tale occasione radunò i piu celebri domenicani, tra cui primeggiava Pietro di Tarantasia, il futuro Innocenzo V, allora arcivescovo di Lione.
           Nel 1276 fu inviato nunzio apostolico nel regno di Castiglia da Giovanni XXI, per interporsi fra i discordi Alfonzo X di Castiglia e Filippo l'Ardito, re di Francia.
         Niccolò III lo mandò legato ai re di Francia e d'Inghilterra e il 15 Maggio 1278 lo preconizzò patriarca di Gerusalemme, dignità che ricusò. Anzi ben due volte domandò di essere esonerato dal magistero supremo dell'Ordine, ma vi si opposero i suoi religiosi e per comando del papa ne tenne fino all'ultimo della sua vita il governo, seguitando il suo apostolato.

          

 

Tela raffigurante il beato conservata in Canonica


          Fin dal 1259 aveva conosciuto S. Tommaso d'Aquino; nel 1275 donò al convento di Vercelli il cingolo del santo, del quale sostenne la dottrina contro le opposizioni sorte entro e fuori l'Ordine, specialmente nel capitolo generale di Parigi del 1279.

          Devoto di S. Domenico, volle gli fosse eretta a Bologna, l'arca marmorea, famosa per le sculture di grandi artisti, e nella quale alla sua presenza furono riposte le reliquie del santo fondatore, che ancora ai nostri giorni vi sono gelosamente conservate. Fedele alla sua regola, non mangiò mai carne e osservò lunghi digiuni anche tra le asprezze dei continui e lunghi viaggi.

           Fu custode rigidissimo della povertà, non tralasciò mai la predicazione, sempre sollecito della salute delle sue anime. Austero con sé, benigno con gli altri, si conciliò l'amore di tutti.

Tela raffigurante il beato conservata in Canonica


 

          A lui si deve una salda organizzazione e un notevole incremento dell'Ordine dei Frati Predicatori.
          Morì in Montpellier, all'età di ottantanni circa, il 30 Novembre 1283, nell'esercizio del suo apostolato, dopo aver stupito l'Europa per la sua operosità e per lo zelo, caratteristiche per cui è stato definito il pellegrino della pace.
       Ben presto fu oggetto di culto, specialmente nel Vercellese e in altre regioni, oltre che nel suo Ordine; culto che S. Pio X confermava il 7 Settembre 1903, fissando la festa del beato il 1° Dicembre. Egli è invero così grande e complessa figura che non possiamo esitare a classificarlo come il primo grande Biellese che in ordine di tempo abbia onorato la sua terra e uno dei più grandi Italiani del secolo suo.

(Bibliografia): Storia del culto prestato nella Chiesa da tempo  immemorabile al b. Giovanni da Vercelli, Vercelli 1900; P.G. Mothon, Vita del b. Giovanni da Vercelli, trad. it., Vercelli 1903; Roma  1904; A. Bartolini, Panegirico del b. Giovanni da Vercelli, Roma  1905; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Roma 1916,  p. 5; S. Majarelli, in Enc. Catt. VI col. 612; G. Donna D'Olderico,  dei rapporti tra Giovanni Garbella da Vercelli con Giovanni Gerson  nei riguardi della Imitazione di Cristo, in Memorie Domenicane,  Firenze 1951, pp. 201-11.
Il Gran Servo di Dio, Fra Giovanni Garbella da Mosso Santa Maria, Sesto Generale dei RR. Padri Domenicani; Tipografia Fulgenzio Regis, Mosso Santa Maria 1900; Luigi Borello, Il primo  Grande Biellese ed i suoi attuali Discendenti. Nella ricorrenza del I  Anno Secolare della nascita di Quintino Sella; coi tipi di G. Amosso,  Biella 1927.

Testo tratto da: BIBLIOTECA SANCTORUM - volume sesto,  pagg. 918/919 - Antonino Silli O.P.

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