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Le indulgenze

Giubileo

L'indulgenza


    Tengo a sottolineare subito, a scanso di equivoci, che l’Indulgenza, per la Chiesa Cattolica,  non ha mai cancellato i peccati, errore che invece è consegnato spesso all’opinione pubblica e agli alunni delle scuole anche da certi docenti di Storia e che rivela la profonda ignoranza in cui versa una società sempre pronta a parlare di Chiesa e di Cristo, senza conoscere né la Storia della Chiesa, né l’insegnamento di Cristo.
    I Sacramenti che cancellano il peccato sono il Battesimo e la Confessione, al limite, l’Unzione degli Infermi in caso d’incoscienza del malato, e a condizioni ben precise. (Per il Sacramento della Confessione, rimando al titolo specifico in questa rubrica).   

L’Indulgenza dunque cancella la pena, tutta o in parte, solo a condizione che il Sacramento della Confessione abbia cancellato la colpa.

Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo».(Lc.12,58-59)

    L’ultimo spicciolo che si deve pagare è appunto la pena.

   Questa premessa si è resa necessaria perché il senso comune ha spesso imbastito l’enormità che la Chiesa Romana avrebbe perdonato le colpe, anche le più gravi, attraverso elargizioni di denaro, giacché l’Indulgenza si può ottenere anche attraverso l’elemosina. Nulla di più falso. Ribadisco: l’Indulgenza non cancella nessun peccato!

A questo punto ripercorriamone la Storia. Sulle le origini veterotestamentarie del Giubileo presso il popolo d’Israele, rimando al capitolo specifico di questa rubrica sul Giubileo; in riferimento ai secoli cristiani, penso che sia opportuno partire dal capitolo 22 della Bolla Pontificia di papa Francesco:

Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza… Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa… Nel sacramento della Riconciliazione (confessione) Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di

Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato.

   Anche se molta moderna teologia guarda con non poco distacco alle indulgenze, preferisco

lasciare le mode a chi non sa ancora che la moda dura un attimo e ribadire, confortato dalla voce dei Pontefici, che  alla base di
quest’atto della Chiesa, come Ministra della Redenzione, c'è la logica del dono, e della messa in circolazione di «beni» in favore di chi è più in difficoltà.

   Nello specifico, Paolo VI con l’ Indulgentiarum doctrina del 1967 stabilisce che l’indulgenza è un atto di giurisdizione della Chiesa e permette al fedele battezzato che si sia confessato, comunicato e abbia compiuto le opere prescritte, di estinguere anche il debito della pena

temporale, in tutto o in parte.

 Se io offendo uno e poi voglio riconciliarmi con lui - spiegava l'allora patriarca di Venezia Albino Luciani nel 1973 - gli devo dare una soddisfazione. Ciò comporta un mio

abbassamento e una qualche mia pena. Succede così tra noi uomini, succede così anche con Dio, e noi cattolici temiamo che, rimesso il peccato, Dio non rimetta tutta la pena dovuta, nel caso il pentimento del peccatore sia stato imperfetto. Questa seconda conseguenza del peccato, cioè la pena temporale, può essere scontata sulla terra con volontarie preghiere e penitenze, con opere di bene e con l’accettazione delle sofferenze e delle prove della vita. Oppure può essere scontata nell’aldilà, nel Purgatorio. La pena temporale non è una vendetta inflitta da Dio ma deriva dalla natura stessa del peccato commesso.

   La Chiesa dispensa le Indulgenze attingendo al suo unico vero tesoro, cioè ai meriti di Gesù Cristo, della Madonna e dei santi e in virtù del potere di legare e sciogliere affidato da Gesù a Pietro. Nella comunione dei santi, tra i fedeli che già hanno raggiunto la patria celeste o che stanno espiando le loro colpe in Purgatorio, o che ancora sono pellegrini sulla terra, esiste certamente un vincolo perenne di carità e un abbondante scambio di tutti i beni.

   Con l’indulgenza plenaria si ottiene la remissione di tutta la pena temporale dei peccati già perdonati in confessione. Con l’indulgenza parziale si ottiene la remissione di una parte della pena temporale.

   Per ottenere l’indulgenza, la prima condizione è il totale distacco dal peccato, anche da quello veniale. Nelle indulgenze, infatti, non c’è nulla di automatico: non basta ripetere meccanicamente certe pratiche per ottenerle. Se manca questa fondamentale condizione del distacco totale dal peccato e del sincero pentimento, l’indulgenza non sarà plenaria ma si otterrà soltanto parzialmente. Occorre poi confessarsi (la confessione deve essere individuale e integra), comunicarsi, pregare secondo le intenzioni del Papa e compiere l’atto cui la Chiesa annette l’indulgenza, come per esempio, in occasione del Giubileo, la visita alle Basiliche.


 
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