Parrocchia Mosso Santa Maria

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Asilo: Stile educativo

Asilo Infantile del Capoluogo e Ricreatorio
Mosso (BI)
Stile educativo

La nostra azione educativo-didattica è progettata sui Nuovi Orientamenti 1991, che non sono  in contrasto con i principi cristiani sopra descritti.
La prima convinzione dunque su cui la Scuola deve fondare la sua azione e la coscienza che l'uomo e frutto di miracolo; un miracolo che non esclude la dimensione umana, ma la ritiene  come una componente necessaria perché il miracolo avvenga, ma che non potrebbe essere  componente che da come frutto il miracolo se non intervenisse Dio.
Di conseguenza la Scuola deve avere chiaro che la Vita è solo da Dio, è sua, l'uomo non può  appropriarsene.
Perché la scelta di guardare ai bambini e ai loro genitori con questo sguardo "religioso" ?

Perché appunto essendo di ispirazione Cristiano-cattolica, la Scuola deve attingere da Gesù  Cristo, che ritiene come Maestro, da cui imparare a guardare queste realtà profondamente  umane con occhi capaci di vedere in essi l'opera di Dio.
Il Maestro ci insegna come guardare "religiosamente" il bambino.
1. Era un giorno in cui i bambini avevano circondato Gesù, ci dice il Vangelo, glieli avevano  portati perché li accarezzasse.
Ma i suoi discepoli li sgridavano . Gesù al vedere questo s'indignò e disse loro: - Lasciate  che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi é come loro appartiene il  Regno dei cieli.
Gesù dà un'importanza straordinaria ai bambini, al punto di indignarsi coi suoi discepoli che  li vogliono allontanare. Neppure i suoi discepoli riescono a capire la posizione di Gesù verso i  bambini. Ma Gesù, maestro, continua il Vangelo, prendendoli fra le braccia e imponendo loro  le mani li benediceva.
Prender in braccio e il tipico gesto materno che significa `difesa', è il gesto che significa 'il  custodire gelosamente quel tesoro'. Gesù fa verso i bambini questo gesto, ponendosi così  come loro difensore, ma sottolineando che il bambino è il tesoro da custodire. E li benedice. Benedire per Gesù maestro e infondere nel bambino la potenza di Dio (la benedizione); Gesù infonde la forza di Dio, quasi a dire che se anche gli adulti li vogliono mandare via, Dio vuole  essere vicino a loro, è Dio che li prende in braccio, perché Gesù è il Figlio di Dio. I bimbi sono i più deboli, i più esposti alla violenza degli adulti, ma Gesù vuole dire che Dio li stima,  li protegge come una madre.

La Scuola materna perciò:
- deve mostrare in tutta la sua azione questa stima per il bambino.
E' vero che i bambini presi in braccio da Gesù sono semiti, sono i suoi connazionali, non sono  occidentali, ma evidentemente Gesù pone dei gesti che si riferiscono all'umanità intera, a al  bambino in quanto bambino che bisogna guardare come luogo in cui riposa la stima di Dio. Il  bambino non deve essere considerato per aspetti esteriori, quali l'essere bello, simpatico,  figlio di persone amiche, di benestanti, l'essere occidentale... ma deve essere considerato  con la considerazione del maestro: essi sono stimati da Dio, perché sono bambini!
 
- deve porsi come luogo di custodia e di difesa per i bambini che le vengono affidati. Deve diventare capace prima di tutto di "custodire", che non è una cosa semplice, proprio perché in  quanto struttura di insegnamento (educativa) la Scuola può peccare di

arroganza verso i  bambini, pensando subito loro come esseri inferiori, invece di comprenderli come un "reale  tesoro".
Quanto umiltà di stile deve avere la Scuola verso i bambini! quanto deve imparare a prenderli  in braccio come ha fatto il maestro! quanto deve imparare a contemplare il bambino come  luogo su cui il maestro ha posto la benedizione di Dio.
- deve operare con questo stile, solo perché cosi vuole il Maestro, il Cristo, da cui deriva  l'essere cristiano, uno stile religioso che caratterizza appunto la nostra Scuola materna.
2. Un altro giorno i discepoli del Maestro stavano litigando lungo la strada e Gesù chiese loro  il motivo di questo litigio, ma loro avevano paura a rispondere a questa domanda, perché lungo la via stavano discutendo tra loro chi fosse il più grande. Allora Gesù, sedutosi, chiamò  i suoi Dodici discepoli e disse loro:- Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e
servo di tutti - .
E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: - Chi accoglie uno di questi bambini nel  mio nome, accoglie me. -
Il Maestro arriva a identificarsi coi bambini, chi accoglie "uno" di questi accoglie me.
E' impressionante l'essenzialità: "uno". E' molto generico, ma è preciso: un bambino in  quanto bambino, senza altre aggiunte (bello, buono, brutto, sano, malato, bianco, nero,  orientale, occidentale...). Gesù è in ciascun bambino!
Perche il Maestro si identifica con il bambino?
Gli adulti litigano tra loro per cercare di arrivare al posto importante, al di sopra degli altri; i  bambini non sono così e Gesù si trova bene con loro !
Il bambino è "debole", non ha ancora in sé la forza del potere degli adulti, Gesù sta bene con  loro: Egli infatti è mite di cuore.
II bambino dunque deve essere difeso in questa sua struttura di "debolezza", perché è quella  che piace al maestro. Occorre allontanarlo dalla mentalità degli adulti che, sbagliando, cercano  il successo, il potere, la ricchezza e diventano cosi arroganti, egoisti.
Ma un altro insegnamento che il Maestro vuol dare in questa lezione, è : non sentite cosa  umiliante accogliere il bambino!
La grandezza e l'importanza di un uomo sembra che il Maestro le misuri proprio sulla  capacità che l'adulto ha di accogliere il bambino: Adulto, tu sei grande, sei il più grande di  tutti se sai accogliere il bambino (che significa servire, perché il bambino è il bisognoso).
La Scuola Materna allora :
- deve innanzi tutto organizzarsi in modo tale da creare un ambiente che non stimoli nei  bambini il senso dell'arroganza, della rivalità, della ricerca del primo posto, della violenza,  dell'ingiustizia, della non sincerità.
La Scuola deve porsi come difesa del bambino da tutti questi aspetti che intrecciano la vita  dell'adulto.
L'atteggiamento della scuola deve essere comunque solo motivato dal fatto che cosi vuole il Maestro Gesù, e che se si aiuta il bambino a rimanere nella sua semplicità e non lo si sporca con gli intrecci degli adulti, si conserva in mezzo all'umanità la presenza del Maestro.
- deve riuscire a spiegare al bambino la sua grandezza di luogo dove volentieri il Maestro  vuole stare e insegnare al bambino quella "gelosia" per la quale non deve andare perduta la
 
presenza del Maestro in lui. Deve dunque aiutare il bambino a difendere questa sua fondamentale dignità.

- deve insegnare gradualmente al bambino il modo per capire che cosa allora chiede il  Maestro e che cosa non vuole che il bambino faccia. Si tenga presente che la prima esigenza  di Gesù Cristo verso il bambino non è di ordine "morale" (fare questo, non fare questo), ma  che il bambino diventi uomo, secondo appunto l'immagine di Dio, cioé viva l'umanità come  l'ha vissuta Lui, figlio dell'uomo.
- deve essere un luogo in cui si respira la dimensione di chi sceglie le strade dell'ultimo, del servo di tutti.
3. In un'altra occasione ancora Gesù deve rispondere alla domanda : chi potrà entrare nel
Regno di Dio ? E Gesù a tutta risposta afferma "Se non diventerete come bambini non  entrerete nel Regno dei cieli ".
Ma perché come loro? Che cosa ha visto Gesù nel bambino di cosi tanto importante da farlo  diventare il riferimento per capire se ci sarà possibile entrare nel Regno di Dio ?
Di solito noi diciamo che l'adulto deve dare l'esempio; pare che Gesù sconvolga questa  posizione, ponendo il bambino come esempio agli adulti.
Perché nel bambino Gesù riscontra :
- uno stato di necessità : il bambino ha bisogno di tutto, é senza sicurezze, é un "povero". Lui  il Maestro è felice di essere come il bambino, perché dirà : " Il Figlio dell 'uomo non ha dove  posare il capo".
una necessità di dipendenza: il bambino dipende, per il suo stato di necessità, dai suoi  genitori, che diventano per lui essenziali, indispensabili per la sua esistenza. Lui, il Maestro  dirà più volte al Padre che è nei cieli: " Faccio solo la tua volontà, Faccio quello che vedo  fare da Te; Dio mio, perché mi hai abbandonato".
Gesù è un abbandonato nelle mani del suo Padre celeste, e il bambino che "dipende".
uno stato di fragilità : perché il bambino é legato alla verità, il suo stato è quello di essere  libero da ogni costruzione fatta dall'adulto, il suo mondo è semplice, lineare; ovviamente questo stato di semplicità lo porta ad essere "fragile" nei confronti dei meccanismi degli  "adulti". Gesù muore a causa di meccanismi fatti dai "forti".
La Scuola materna quindi :
deve porsi davanti al bambino in stato di "ascolto", e la capacità di scoprire nel bambino le  sue più profonde "verità", quelle che normalmente sono scambiate con "è piccolo", "cosa  vuoi che capisca", " gli faccio fare quello che voglio"...
La Scuola per educare deve prima farsi educare dal bambino.
Se la tradizionale e antica definizione di "educare" ha come significato "tirare fuori" e non  imporre; l'arte dell'educare e quella anche oggi di saper trarre fuori dal bambino quello che lo  costituisce come persona integra e aiutarlo a svilupparlo, a rafforzarlo, a coltivarlo senza  paure, dare al bambino l'abitudine del discernimento per capire cosa è bene e cosa non è bene  per questo sviluppo integrale (è la formazione della coscienza morale). La Scuola non è
un'imposizione di dottrine, di stili di vita, di ideologie, ma a un "servizio" allo sviluppo  integrale della persona
 
- ovviamente è necessario che la Scuola sappia avere una concezione chiara di che cosa significhi sviluppo integrale della persona, per questo sono necessarie continue verifiche per  tutti gli operatori della scuola, perché il loro modo di parlare, di

comportarsi, di insegnare sia  sempre ispirato con chiarezza alla concezione di persona umana voluta dalla fisionomia  propria della Scuola. E' evidente che nella nostra Scuola il valore della persona umana, lo  sviluppo integrale della persona trovano la loro spiegazione e il loro significato alla luce del  Vangelo letto, interpretato e applicato dalla tradizione della Chiesa Cattolica attraverso i  documenti in materia.
L'adulto che opera della scuola deve essere dunque molto sensibile e attento a non  sovrapporsi al bambino ma a "servirlo".
Gli operatori della scuola materna siano molto umili, molto miti, molto pazienti, perché  queste caratteristiche sono il segno della maturità di questi adulti, e soprattutto sono il modo  con il quale l'educatore può mettersi in ascolto del bambino senza correre il rischio di fare del  bambino il prodotto delle proprie teorie, delle proprie idee.
Il Maestro chiede di vedere nel bambino "la sua presenza" e di capire che essendo la Sua  presenza il bambino è un luogo da cui Gesù Maestro ancora insegna agli adulti.
Gli operatori quindi di questa Scuola devono essere coscienti anche di questo fondamentale  aspetto: per essere in grado di capire il bambino occorre almeno rivolgersi a chi a Lui si è  identificato: Gesù, Maestro.
- questa ispirazione deve trovare però una ricchezza umana di metodi, di proposte, di occasioni, di modi, di interventi, di iniziative capace di tradurre concretamente questo  travaglio di "educare un uomo".
 


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